
Ricordo molto bene come, la rivolta a Tor Sapienza a Roma est, esplose. Dopo la serata movimentata di lunedì 10 novembre, la mattina di martedì 11 incontrai i rappresentanti del comitato per concordare gli interventi ritenuti necessari dagli abitanti al fine di ricreare un clima sereno sul territorio.
Mi dissero che nel pomeriggio avrebbero fatto un’assemblea per la quale mi resi immediatamente disponibile, ma che loro, in prima battuta, preferirono svolgere senza la presenza di rappresentanti istituzionali.
Tuttavia l’assemblea si surriscaldò e in serata si registrarono disordini ed una vera e propria guerriglia urbana.
Perché si era arrivati a questo punto? I cittadini, a quel che si apprese poi strumentalizzati da estremisti di destra venuti da fuori quartiere, individuarono come elemento sul quale sfogare le proprie frustrazioni, un livello di vivibilità totalmente inadeguato all’interno del complesso; il centro d’accoglienza per minori non accompagnati presente sulla stessa via.
A cosa portò questa rivolta?
Produsse, come unico risultato, la chiusura del centro d’accoglienza e lo spostamento dei ragazzi ospitati in altre strutture.
Sulla cosiddetta 'stecca centrale' (l’edificio che avrebbe dovuto ospitare negozi e servizi e che invece da tanti anni occupato a fini abitativi in condizioni assurde) venne effettuato, sempre dal Comune e dalla Polizia Municipale, il censimento degli occupanti senza tuttavia fornire soluzioni.
I 45 minori ospiti del centro d'accoglienza di viale Giorgio Morandi vennero trasferiti in altre strutture della Capitale. La decisione, venne presa dalla cooperativa 'Un Sorriso' in accordo con l'assessorato comunale alle politiche sociali.
Restarono invece all'interno della struttura 38 adulti.
L’allora vice sindaco Luigi Nieri specificò come si trattò di un trasferimento e non di uno sgombero.
Lo stesso assessorato alle Politiche Sociali di Roma Capitale informò: “il centro di accoglienza presente da anni in via Giorgio Morandi è stato gravemente danneggiato e al momento in molti suoi spazi inagibile, si sta dunque procedendo alle perizie necessarie per rilevare i danni”.
Insieme alla UO Protezione dei Minori si rese necessario il trasferimento dei 45 ragazzi (italiani e stranieri per la gran parte non accompagnati in stato di protezione internazionale) in altri centri della città e della provincia.
Sembra assurdo ma il Palazzo Giorgio Morandi, l’edificio di proprietà dell’ATER sede di numerosi scontri che hanno animato la cronaca romana per diversi anni, oggi è un simbolo di cambiamento.
Un cambiamento che ho visto e di cui ho fatto parte.
Con l’insediamento di Massimiliano Valeriani all’Assessorato all’urbanistica della Regione Lazio, tornammo a mettere mano alla vicenda; non era accettabile che un pezzo di città vivesse in quelle condizioni.
Analizzammo dapprima la situazione, le criticità e poi valutammo diverse possibili soluzioni e ad Aprile 2019 a seguito dell’assemblea in loco con i rappresentanti dell’Ater, venne annunciata la volontà di riqualificare la stecca centrale e ristrutturare il complesso residenziale.
Il complesso residenziale di Tor Sapienza presentava diverse problematiche relative alla manutenzione e alla gestione degli spazi comuni.
Nel corso del 2019 fu liberata la prima parte della stecca (quella verso il centro anziani) offrendo a chi aveva i requisiti, un’assistenza alloggiativa.
L’operazione finale iniziò a Novembre 2019. Restava da sgomberare la parte verso il centro culturale.
Il 2020, come sappiamo tutti, è stato l’anno della pandemia che ha inevitabilmente rallentato l’avvio dei lavori che sono comunque partiti a Giugno 2021.
Interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria del primo stralcio, intervento di riqualificazione sulla stecca centrale e degli spazi esterni e verdi, interventi di coperture, di facciate e altro ancora per un investimento di oltre 8 milioni di euro.
Ho vissuto questa vicenda da tutte e due le parti; da cittadino e da istituzione in quanto collaboratore dello staff dell’assessorato e posso garantirvi che questo è un racconto di periferia che si sta concludendo come dovrebbe accadere sempre in tutti quei quartiere di Roma tutt'ora in sofferenza.
Nei quasi tre anni in cui sono stato presidente del Municipio che comprende quella parte di territorio tutti ci dicevano che era sostanzialmente impossibile risolvere i problemi di via Giorgio Morandi.
Troppe persone nella stecca centrale, troppi soldi necessari per gli interventi di riqualificazione.
Una volta iniziato a lavorare con una squadra come quella dell’assessore Valeriani che ha fortemente voluto fare qualcosa per quel quartiere, ho capito che dove c’è la volontà politica le cose si possono fare davvero. Grazie al lavoro fatto in questi anni dalla Regione Lazio abbiamo ricostruito un rapporto con quei cittadini, che consideravano la nostra compagine politica responsabile del disagio e del degrado nel quale per troppo tempo sono stati costretti a vivere e che ci avevano punito pesantemente nel 2016.
Quello di Tor Sapienza è un esempio molto significativo di che cosa vuol dire stare veramente nella città, occuparsi dei cittadini, metterci la faccia per confrontarsi direttamente con loro. E i cittadini questo lo capiscono, lo “sentono”.
Non conosco altri modi per riconquistare la fiducia delle persone che si erano sentite tradite da noi.

La storia della “casetta” di via degli Angeli è la storia di un luogo speciale, un luogo e non luogo allo stesso tempo.

Il chilometro verde di Corviale è solo una delle tante buone idee che sono state prodotte per risolvere i problemi di una delle aree più problematiche di Roma.